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  • Immagine del redattoreJacopo Angiolini

L’Intelligenza Emotiva: il must degli ultimi tempi! La conosciamo davvero? Parliamone un po'!

Oramai non si parla d’altro! Cos'è? L’intelligenza emotiva come nuova caratteristica di leadership. Intelligenza emotiva ritenuta più importante delle competenze tecniche. Come capire se sei dotato di intelligenza emotiva? E quali sono secondo i maggiori studiosi le caratteristiche dell’intelligenza emotiva? In pratica l'intelligenza emotiva è un mondo: quello di oggi.




Ma a parte i sensazionalismi (giustificati!) l’Intelligenza Emotiva cosa è?? Un po’ di Storia


Facciamola semplice: l’Intelligenza Emotiva è, sfrondando il più possibile, un aspetto dell’intelligenza; per essere più precisi è quella particolare sfaccettatura legata alla capacità umana di gestire le emozioni. Ma dicendo questo si è solo aperto l’argomento, ed in pratica abbiamo aperto un vaso di Pandora. Anche perché una delle caratteristiche dell’Intelligenza Emotiva è quella di saper gestire le emozioni...degli altri! È nel 1990 che L’Intelligenza Emotiva fa il suo ufficiale debutto nella comunità scientifica. I padrini dell’Intelligenza Emotiva sono il professor Peter Salovey ed il suo esimio collega Jhon D. Mayer che in quell'anno pubblicano un articolo dal titolo “Emotional Intelligence”. Neppure diretti! Non trovate? Comunque all'interno dell’articolo possiamo trovare le definizioni che loro danno dell’Intelligenza Emotiva, ovvero: “La capacità di controllare le emozioni proprie ed altrui, distinguere tra esse e di utilizzare queste informazioni per guidare i propri pensieri e le proprie azioni”. Una cosuccia insomma! Concettualmente, secondo i due professori, l’Intelligenza Emotiva è composta da tre rami principali:

  • La valutazione ed espressione delle emozioni

  • La regolazione delle emozioni

  • L’utilizzo delle emozioni

Naturalmente una bomba del genere non poteva non investire gli ambiti che vivono delle scoperte riguardo la mente umana. Quindi il mondo del benessere olistico, quello del coaching, ovviamente quello della psicologia, della formazione e della crescita personale.

A ruota sono venuti, naturalmente, quelle parti sociali che di queste cose si nutrono: il business, l’organizzativo/aziendale, lo sport e l’ambito life. Ai fini della storia dell’Intelligenza Emotiva ciò che più ci interessa è che nel 1997 la definizione ufficiale è stata aggiornata, ampliata ed affinata per giungere all'attuale:

“L'intelligenza emotiva coinvolge l'abilità di percepire, valutare ed esprimere un'emozione; l'abilità di accedere ai sentimenti e/o crearli quando facilitano i pensieri; l'abilità di capire l'emozione e la conoscenza emotiva; l'abilità di regolare le emozioni per promuovere la crescita emotiva e intellettuale” Peter Salovay Jhon D.Mayer

Nel frattempo, nel 1995 per essere precisi, Daniel Goleman pubblica il suo best seller dal titolo “Intelligenza Emotiva” (pubblicato in Italia nel 1997 col sottotitolo “che cos'è e perché può renderci felici”) di fatto una bibbia sull'argomento!


L’Intelligenza Emotiva è la nuova leadership?


No! Ma senza non c’è leadership! La questione è semplice, se non hai o non acquisisci ed ovviamente se non sai gestire l’Intelligenza Emotiva… semplicemente non hai leadership, non sei leader. Stop. Senza troppi complimenti (o comunque sei un leader zoppo di una caratteristica parecchio importante). Tramite l’Intelligenza Emotiva si gestiscono tutti i punti cardine dei rapporti del mondo odierno. Quindi è chiaro quanto fondamentale sia. In realtà lo è sempre stato ma da quando si è isolato il concetto e ci si è cominciato a lavorarci sopra questo è cresciuto come la panna dentro un frullatore.

La questione di cosa sia o non sia la Leadership è apertissima da un bel po’ di tempo e non è questa la sede dove la tratterò. Stringendo al massimo la questione (perché non è evitabile) si può dire che la leadership nasce da un mix di altissime competenze tecniche, carisma, non guasta un elevato quoziente di intelligenza ma, soprattutto, una cosa del tutto irrazionale: un ulteriore miscellanea di comprendere e gestire i propri e gli altrui stati d’animo e coinvolgere gli altri. Caratteristica che è in parte innata ed in parte ottimizzabile e migliorabile. Sì, se lo state pensando avete ragione: si stratta dell’Intelligenza Emotiva.


Oggi l’Intelligenza Emotiva è più importante (o “la” più importante?) delle competenze tecniche?


Con questa domanda entriamo a gamba tesa nel campo del Business! Casomai fin qui ci fossimo poco dentro quel campo! Nel senso: l’Intelligenza Emotiva è stata inserita nell'elenco delle prime 10 competenze che il World Economic Forum richiederà entro il 2020!! I Recruiter la cercano nei canditati perché gli imprenditori la incoraggiano sempre di più. Gli Headhunter danno sempre più importanza, nei colloqui di selezione del personale, all'ntelligenza Emotiva. Questo perché tutto il mondo del business si è, o si sta, rendendo conto che creare un ambiente di lavoro stimolante, anche, e soprattutto per L’intelligenza Emotiva dei lavoratori, è fattore rilevante nel successo o nell'insuccesso dei progetti. Di conseguenza questo si traduce nel fatto che per la carriera di un manager… sapere o non sapere padroneggiare il concetto di Intelligenza Emotiva vuol dire: fare o non fare carriera.

Ci vuole qualcosa di più che l’intelligenza per agire in modo intelligente. Fëdor Dostoevskij

A parte il buon Dostoevskij, che aveva ragione da vendere, dobbiamo, a questo punto, tenere per forza di conto dell’emotività di ognuno nel tempo. Quotidianamente pare che si facciano circa 500 diverse esperienze emotive. Cinquecento: tutti i giorni. Naturalmente non siamo coscienti di tutto quello che viviamo ma ognuna di queste esperienze va interagire con quello che stiamo facendo mentre avviene. Va da se che detto questo diventa quanto mai evidente che l’Intelligenza Emotiva e la capacità di gestirla diventa un’abilità chiave nell'odierno mondo del lavoro. La brutta notizia purtroppo è che circa l’80% della popolazione sovrastima la propria Intelligenza Emotiva. La bella novità, invece, sta nel fatto che, attraverso i giusti esercizi, ognuno di noi può incrementare del 70% la propria Intelligenza Emotiva!!


Ma esistono dei punti fermi per capire se siamo o non siamo dotati di Intelligenza Emotiva?


più che dei punti fermi esistono delle domande che ognuno può fare a sé stesso per capire se si è dotati di questa risorsa straordinaria. Come ho scritto poco sopra moltissime persone sovrastimano la propria Intelligenza Emotiva ma è anche vero che che è una dote incrementabile! Andiamo intanto a vedere queste domande:


  • So gestire lo stress? Il mio? E quello degli altri? Questo è fondamentale! Se sai gestire bene le situazioni di stress sei già sulla strada anche per essere un buon leader! C’è da non sottovalutare mai il fatto che per portare a termini imprese e progetti, per grandi o piccoli che siano, è necessario (non “utile”, Necessario) avere un’alta soglia di resistenza alla frustrazione. Purtroppo una marea di progetti si infrangono poco dopo l’inizio sullo scoglio della frustrazione nata dall’incontro dell’idea con la realtà.

  • So osare? E vedere le cose per come sono? Cerco di essere più chiaro: i sogni devono essere grandiosi ma anche piccoli e tutti e due i tipi devono collaborare! Poniamo che io riesca d immaginare un progetto grandioso: per realizzarlo avrò bisogno anche di altri piccoli sogni, obbiettivi di medio e breve termine che mi aiutino a “vedere a che punto sono”.

  • MI conosco? So quali sono i miei punti di forza? E le mie aree di miglioramento? Nessuno di noi è perfetto, ma tutti siamo perfettibili! Il punto è sapersi vedere per quello che si è, cercando di avere l’onestà intellettuale necessaria per accettarci. Quindi anche vedere quelli che sono in nostri pregi, senza per questo suonarci sopra le fanfare. Così come capire quali sono i nostri limiti e magari imparare ad usarli bene perché anche loro ci siano d’aiuto. Esistono, infatti, situazioni in cui magari invece che dei difetti possono addirittura diventare dei vantaggi.

  • ho confidenza con le mie emozioni interiori? Il punto è non essere dei misteri persino per sé stessi. Cioè: so cosa mi fa arrabbiare? E cosa mi rende felice? So riconoscere che emozioni sto provando? Ma soprattutto so gestire anche quelle scomode? Senza negarsi di sentire e di viverle! Conosco un modo per gestire la mia emotività ed i miei impulsi? È un punto (multiplo, me ne rendo conto) molto importante: se, con sincerità posso rispondere “sì” a questa serie di domande sono molto, ma molto avanti nell'Intelligenza Emotiva.

  • Sono motivato? Sembrerebbe semplice ma anche qui ci sono delle possibili insidie: il sentimento che ci motiva deve essere un sentimento nobile. La sete di vendetta non ci porterà mai molto lontano, per dire, e comunque mai ad ottimi risultati. Altra cosa è la rivalsa, ma anche quella va valutata bene per non scambiarla per altro

  • So ascoltare? E qui si apre un mondo intero: quello dell’ascolto attivo. Limitarsi ad aspettare che l’altro abbia finito di parlare non ha “un acca” a che spartire con l’ascoltare, figuriamoci con l’ascolto attivo. Per brevità: con ascolto si intende starsene, sì, pazientemente a sentire quello che l’interlocutore ci sta dicendo ma vedendo di farlo avendo il cervello acceso e concentrato nel capire cosa ci sta dicendo. Di cosa sta parlando. Fuori e dentro le righe del discorso. Per sapere cosa sia quello che si definisce “ascolto attivo”: ovvero ascoltare ma anche pongo domande per approfondire e capire meglio, entrando in un rapporto maieutico con la persona che mi sta parlando. Entro nel suo mondo! Usando le orecchie, il cervello e poche, mirate, domande!

  • Provo un sincero interesse per le persone? O anche provo empatia per i miei simili? voglio aiutare chi mi sta davanti, lavora con me, vive con me calandomi nei suoi panni, ascoltando quello che ha bisogno di dirmi e magari aiutarlo a trovare una soluzione originale? Anche qui se la risposta è un sì; ci siete!


E le caratteristiche specifiche dell’Intelligenza emotiva? Eccole!


Già, perché poco sopra abbiamo fatto l’elenco delle domande che uno può farsi per capire se è dotato o meno di Intelligenza Emotiva; ma quel che manca è un elenco di quali siano i punti salienti dell’intelligenza Emotiva. Di seguito metto quelli individuati da Salovey e Mayer:

  • Percezione delle emozioni. Requisito fondamentale: la capacità di rendersi conto della presenza e comprendere la qualità delle emozioni. Le nostre ma anche quelle degli altri, magari notando le espressioni del volto, il timbro della voce

  • Comprensione delle emozioni. dopo averle percepite vanno anche comprese: soprattutto ne va compresa l’evoluzione e variazione in noi e negli altri nel tempo che passiamo insieme.

  • L’uso delle emozioni. Va da sé che una volta individuate vanno anche sapute sfruttare; applicandole alle più svariate attività umane: lavoro, svago, riflessioni.

  • La gestione delle emozioni. nel senso della possibilità e anche la facilità che abbiamo nel regolare le emozioni nostre ed altrui affinché ci siano d’aiuto nel raggiungimento dei nostri obbiettivi.

Beh questi almeno sono i capisaldi di chi l’Intelligenza Emotiva l’ha “isolata” dalle altre caratteristi che del carattere degli esseri umani.

Il modello di intelligenza emotiva pensato successivamente da goleman è un po’ diverso e comprende, come minimo, anche altre caratteristiche. Peculiarità, chiariamoci, soprattutto attinenti al concetto di leadership e quindi competenze utili in campo lavorativo:

  • Consapevolezza del sé: riassumibile, in fondo, nel motto greco “conosci te stesso”, ed in questo si allinea alla percezione delle emozioni che chiamano in causa Salovey e Mayer.

  • L’Autoregolazione: ed anche in questo caso si può chiamare in causa i due scienziati, perché anche questo punto richiama molto quello che loro definiscono la gestione delle emozioni

  • L’Abilità Sociale: ecco che Goleman comincia seriamente ad andare oltre le teorie originarie. Infatti in questo caso Goleman chiama in causa la capacità di gestire le relazioni con le persone; allo scopo, chiaramente di indirizzare queste relazioni verso la piena soddisfazione degli obbiettivi che ci siamo posti. È lampante come questo tipo di competenza possa essere utili ai fini del modo del business. Ma questa è una mia valutazione.

  • La Motivazione: che Goleman definisce come a capacità che l’Intelligenza Emotiva ci regala di Riconoscere i pensieri negativi, e quindi nocivi, e di plasmarli a nostro piacimento: trasformandoli in riflessioni positive. Al fine di entusiasmare verso l’obbiettivo tanto noi quanto gli altri.

  • L’Empatia: che merita un capitolo a se ma per brevità diremo che è la capacità di comprendere e percepire, immedesimandocisi, lo stato d’animo delle persone della nostra vita.

Non vi è intelligenza senza emozione. Ci può essere emozione senza molta intelligenza, ma è cosa che non ci riguarda. Ezra Pound


Ma, in conclusione, davvero l’Intelligenza Emotiva che pregi ha? Se davvero ne ha! (e li ha!)


Intanto sfatiamo un dubbio: secondo me l’Intelligenza Emotiva ha milioni di pregi. Potrei mettermi a fare l’ennesima lista puntata parlando dei vantaggi nei rapporti sociali e familiari, dal vantaggio di essere percepiti come migliori dalle persone intorno a noi o nella capacità che dona di instaurare rapporti più proficui in ambito lavorativo. Sarebbe tutto giusto e tutto vero ma preferisco soffermarmi su un paio di cose molto più semplici ed umane. Un uso cosciente e abile dell’Intelligenza Emotiva porta soprattutto la capacità di comprendere meglio sé stessi; con tutto quello che porta con sé questa cosa. Anche la capacità di comprendere gli altri! L’altra cosa che ci tengo a sottolineare quanto Benessere Psicologico porti con sé l’uso attivo dell’Intelligenza Emotiva. Osservate voi per primi quelli che hanno un alto livello di Intelligenza Emotiva: stanno bene. Semplicemente.

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