Jacopo Angiolini
L’Empatia, il sentimento (ri)scoperto!
È un concetto antico o moderno l’Empatia? Riguarda solo le sensazioni umane, l’Empatia, o anche altre discipline? L’Empatia: un “mai più senza” degli ultimi tempi! Ma l’Empatia è una dote naturale? O ad essere Empatici si impara? E poi: Empatia o Simpatia? Sono la stessa cosa? Oppure no? E in che modo non si somigliano (se davvero non si somigliano). Insomma di Empatia oggi se ne parla davvero tanto ma la conosciamo davvero? Forse vale la pena approfondire un po’!

Facciamo le persone serie e partiamo dall'inizio: di cosa stiamo parlando tirando in ballo l’Empatia?!
Facciamola semplice: l’Empatia è un vaso di Pandora, c’è poco da fare. Dall'esterno sembra una paroletta innocua e tranquilla, e, non appena si decide di guardarla, avvicinandosi un po’, ci risucchia in un vortice di significati che al confronto la tana del Bianconiglio non è niente. Ovviamente la prima cosa che ci viene in mente parlando di Empatia è un qualcosa che attiene l'ambito delle emozioni umane: ed infatti, in parte (larga parte, via!) è così! Certo andando un pochino più in profondità scopriamo che Robert Visher la usò per definire la capacità di comprendere un’opera d’arte attraverso l’immedesimazione, volta a realizzarne la comprensione Estetica. D’altro canto suo padre aveva usato il termine Einfühlen ( reso con empatizzare) per lo studio dell’architettura filtrato dai principi dell’idealismo; ed ancora un altro tedesco, Theodor Lipps, si prese la briga di metterlo al centro della propria speculazione filosofica. Ma, l'Empatia, è anche, sfrondando il più possibile, un aspetto dell’intelligenza; per essere più precisi è quella particolare sfaccettatura legata alla capacità umana di percepire le emozioni. Dicendo questo si è solo aperto l’argomento, ed in pratica abbiamo aperto un vaso di Pandora. D'altronde, se è vero che in antichità con “em-patheia” si descriveva il rapporto di partecipazione emotiva che nasceva tra gli aedi ed il loro pubblico proprio per tradurre il concetto di “vedo coi tuoi occhi e sento con il tuo sentire… allora non poteva non essere così. Soprattutto non poteva, nei secoli e nei millenni arricchirsi di svariate sfumature!
“Il cuore umano, a qualsiasi età, si apre ai cuori che a loro volta si aprono.” Maria Edgeworth
L’Empatia; ultimamente
Per Parlare in maniera compiuta dell’Empatia negli ultimi tempi dobbiamo, paradossalmente, fare un balzo indietro nel tempo sino al 1800! Prima ho accennato a Lipps ma anche altri filosofi “Empatisti” hanno sostenuto, certi che l’uomo in quanto tale sia un animale empatico, e che la maggior goduria estetica sia, esattamente, l’Empatia con l’opera d’arte! Sostenendo che questo nasca direttamente da una risonanza simpatica che il corpo instaura con l’opera stessa. Di mio posso solo aggiungere che, parallelamente, l’amico musicista/ingegnere (razza stranissima eppure prolifica di capolavori quella dei musicisti ingegneri!) Dario D’Orazio mi conferma che una musica in 4/4… “tende a far venir voglia di muoversi a chiunque”, che piaccia o meno. Per questioni “mediche”: nel senso che la musica in quattro battute simula il battito del muscolo cardiaco. Ora è curioso che assumendo il senso di “scienza della mente” nel XVII° secolo la psicologia cominci a prendere in considerazione l’Empatia solo all'inizio del ‘900. Ed è, per l’appunto, Theodor Lipps (che oltre che un filosofo fu anche uno psicologo) che la introdurrà attraverso il concetto di partecipazione profonda all'esperienza di persone altre da sé stessi. Concetto, tra l’altro, ripreso poi dalla scuola psicologica della Fenomenologia. Freud nel ’21 sostenne che l’Empatia poteva essere un mezzo buono per conoscere una vita psichica oltre la nostra; ma non la considerò mai uno strumento terapeutico. Sarà,invece, Heinz Kohut, molti anni dopo, a considerare l’Empatia come un importante strumento terapeutico in psicologia. Secondo Kohut infatti l’esposizione ripetuta ad esperienze di comprensione empatica non possono che aiutare a riparare i “difetti del Sé”. Per definire ulteriormente l’Empatia ci giunge in aiuto la professoressa Silvia Bonino che nel 1994 definisce l’Empatia come la capacità di sentire come se fossero propri gli stati d’animo della persona davanti a noi, comprendendo i segnali delle sue emozioni ed assumendo il suo punto di vista. Definizione che è stata suffragata ed arricchita ulteriormente nel 2005 da Vittorio Gallese, uno dei padri dei neuroni specchio, il quale sostiene che partecipare come testimoni alle attività degli altri manda in azione, in una buona parte dei casi, le stesse aree del cervello che si attivano quando quelle stesse attività le facciamo noi in maniera diretta. Nella pratica del Coaching l’Empatia, sia essa una caratteristica innata del coach o che l’abbia conosciuta e coltivata dentro di sé, è a dir poco fondamentale. Lo è nella misura in cui consente al coach di entrare rapidamente e meglio in “rapport” con il cliente di conseguenza lavorare meglio, restando distaccato, insieme a lui.

L’empatia è una dote innata? O si impara?
E qui si va facile: si ad entrambe le domande! Sì! L’Empatia è una dote (perché lo è, innegabilmente) con la quale alcuni esseri umani nascono. Ci si nasce empatici, c’è poco da fare. La capacità di sentire con gli altri senza esserne coinvolti ma capendo cosa provano è una di quelle cose con cui fai i conti fin da piccolo. Ci sono anche alcuni elementi che potrebbero dirti che, indicativamente, sei una persona che possiede questa dote. Mediamente le persone con una forte Empatia innata sono:
CUOR D’ORO. È un grande classico: le persone empatiche sono BUONE. Potrà far sorridere perché è semplice ma è così; un cuore grande, di solito, va perfettamente in linea con l’avere la dote dell’Empatia. Il ché, capiamoci, è anche una grande marcia in più se per mestiere ricopriamo posizioni di leadership. Il capo ottiene poco anche perché ha il cuore duro, al contrario del Leader che ottiene molto…. E di solito ha un cuore capace anche di tenerezze!
SESTO SENSO. Il fatto che gli Empatici siano dei cuori d’oro non fa di loro dei fessacchiotti. Tutt'altro. Le persone che hanno un’innata Empatia sono anche, solitamente, soggetti con la tendenza a “fiutare” un essere umano lontano dei chilometri. Non è questione di indovinare cosa abbia in testa l’altra persona, questo è quasi impossibile, ma se si ritrovano davanti qualcuno che mente o nasconde qualcosa difficilmente questo sfuggirà al radar naturale delle persone dotate di Empatia.
SENSIBILITÀ. Eccessiva secondo “gli altri”, andrebbe aggiunto. Sì, perché le persone naturalmente dotate di Empatia possono avere una tale carica di sensibilità all'umore ed alle sensazioni altrui che spesso vengono additate come “troppo sensibili” dalle altre persone. C’è anche da dire che, a seconda dell’intensità, un empatico naturale è capace di mettersi a piangere o esaltarsi per la scena di un film come per il successo o la tragedia di qualcuno che non così tanto conosce.
L’empatia per il più piccolo degli animali è una delle più nobili virtù che un uomo può ricevere in dono. Charles Darwin
Insomma quello che è un pregio ed un vantaggio nel rapporto con gli altri può anche essere un terribile peso da sopportare, questo è uno dei controvalori da mettere in valutazione ma l’Empatia non è solo una caratteristica innata! L’Empatia è una caratteristica che si può, con un certo impegno e fino ad un certo punto, anche imparare. Ecco alcune cose su cui lavorare se abbiamo la ferma intenzione di imparare ad essere empatici nei confronti dell’universo mondo!
ORIENTAMENTO AL POSITIVO. Cercate di essere sempre, il più possibile, orientati verso la ricerca degli aspetti buoni delle persone che avete davanti. E diteglielo. Senza riserve. Senza eccedere ma senza alcun imbarazzo. Cercate subito e senza sosta qualcosa che vi piace e che apprezzate, per davvero, della persona con cui volete entrare in Empatia e diteglielo, fatale i complimenti. A tutti noi piace riceve apprezzamenti e complimenti, ma tutti quanti sappiamo riconoscere un compimento sincero da una “leccata” quindi dovete cercare qualcosa che veramente vi piace della persona che avete davanti per poterle fare un complimento. Ma ricordatevi: quando troverete questo pregio, e farete questo complimento sincero, sarete già un pezzo avanti nel cuore di chi volete conquistare! Questo varrà in abito sociale come in ambito lavorativo: un dipendente o un collaboratore che si sente apprezzato è naturalmente portato a ripagare l’apprezzamento che percepisce impegnandosi ancora di più nel proprio lavoro!
UMILTÀ. Gli arroganti entrano nel cuore di nes-su-no, nessuno! Gli umili ispireranno sempre un sorriso, come minimo. Occhio: non sto parlando di sminuirsi, sottovalutarsi o cantare la propria inferiorità al mondo intero. Tutt’altro. Sto parlando di umiltà: il pregio di saper riconoscere la propria limitatezza nei confronti del Tutto nella coscienza di farne parte; del Tutto. Umiltà intesa come la capacità di vivere facendo esperienza di quel che c’è nel mondo con curiosità e spirito di apprendimento sempre acceso dato dalla perfetta accettazione del fatto socratico che più imparo e più mi rendo conto di non sapere. Cosa che se ben applicata ti consentirà di accettare le visioni della vita diverse dalla tua, anche le più distanti da te, come visioni e non come contrapposizioni. Allargando così i tuoi orizzonti a consentendoti di entrare meglio e più velocemente con chi sta davanti a te. Con tutta la portata di vantaggi che una cosa del genere comporta.
ATTENZIONE. Dedica tempo ed interesse alla persona con cui vuoi instaurare un rapporto empatico. Quasi tutti amiamo parlare di noi stessi, ci piace, non c’è niente di male. Il punto è che tutti, non “quasi”, abbiamo bisogno di essere ascoltati. Tutti, senza eccezione. Ed è proprio qui che la barca fa acqua. Essere un buon ascoltatore significa essere disposti a sacrificare tempo ed ego in favore del nostro prossimo. Essere, addirittura, un ascoltatore empatico significa creare una conversazione aperta, nella quale le risposte o le interlocuzioni sono perfettamente aderenti a ciò di cui sta parlando l’interlocutore; e quindi significa raccogliere un livello di confidenze estremamente profondo. In parole povere un ascolto empatico consente una comunicazione Efficace, con tutto quello che ne consegue. È evidente che un genere di conversazione ed ascolto di questo tipo richiede un notevole impegno ed allenamento, ma è fondamentale nel cammino di apprendimento dell’Empatia.
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CONOSCENZA. Nessuno nasce nel momento in cui comincia a parlare con noi. Questo dovrebbe essere abbastanza chiaro: nessuno è privo di una storia personale precedente al rapportarsi con noi, tutti abbiamo dei trascorsi. Entrare in Empatia con qualcuno è più facile se si conoscono, al meglio che possiamo, questi trascorsi. Cominciare con domande semplice e rispettose dell’altrui intimità per poi andare, con calma e senza fretta, più a fondo è un ottimo metodo. Dobbiamo comunque ricordare l’adagio latino per cui “est modus in rebus” ovvero in tutto ci vuol misura e badare di non sembrare, mai, troppo invadenti, specie se la conoscenza è alle prime battute.
RALLEGRARE. Le persone che stanno intorno a te! Cerchiamo di non prenderci in giro: è piuttosto difficile che un musone entri nel cuore delle persone alla prima battuta…. Perché non ne fa. ovviamente è anche un fatto accertato che un tipo malinconico e romantico può ispirare serietà, tenerezza e quant'altro, ma diciamolo: passiamo molto più volentieri e ci lasciamo andare molto di più con le persone che riescono a rendere positivo (ed anche allegro! Perché no??) il tempo che passiamo con loro! Ora questo non vuol dire mettersi a fare il buffone di corte, per carità; significa mettersi a disposizione della felicità altrui!

Fare una telefonata ogni tanto senza alcuna ragione, solo per dire “ciao, come stai? Tutto bene?”.
Dire a una persona a cui vuoi bene che per te è davvero importante che nella tua vita sia.
Prendersi cura con un gesto, un piccolo regalo, una parola di conforto. Sono tutte cose minime, che non costano niente ma faranno un mare di bene al vostro rapporto ed anche a voi direttamente. Ve lo assicuro!
L’Empatia è la sorella gemella della Simpatia? Gatti, Tappeti e letture del pensiero: Ovvero Le trappole dell’Empatia.
Un veloce passaggio su alcuni fraintendimenti a cui si può prestare l’Empatia è come minimo doveroso. Prometto veloce ma chiaro, preciso ma indolore! A sentirne parlare verrebbe voglia di dire che l’Empatia è la sorella gemella, magari malinconica della Simpatia. NO! bello grosso, in neretto perché sia più evidente! Se io, coach, dovessi “simpatizzare” coi miei clienti finirei per diventare partecipe di tutte le loro sofferenze, le loro difficoltà; correrei il rischio di immedesimarmi con loro. Rischierei di solidarizzare con loro contro il loro problemi, piuttosto che vederli, comprenderli, comprenderne la portata ed aiutarli a trovare in sé stessi la propria soluzione. Il risultato sarebbe che alla fine una buona intenzione lastricherebbe la strada per l’inferno di un percorso di Coaching fatto male, molto male. Al contrario la relazione di tipo Empatico ci consente di immedesimarsi in un sentimento che non ci appartiene, comprendendone il meccanismo (proprio perché l’immedesimazione dell’Empatia ci fa vivere appieno le sensazioni di quel sentimento) ma allo stesso tempo restandone esterni, estranei. Mantenendo in questa maniera la tranquillità necessaria per valutare la situazione. Ma passiamo adesso al volo ad un’altra trappola dell’Empatia. In PNL, si racconta una storiella che è un esempio:
“Se siete con un amico provate ad immaginare un tappeto, e poi immaginate che sopra il tappeto ci sia un gatto. Quando tutti i particolari dell’immagine che avrete costruito vi saranno chiari provate a chiedere al vostro amico di descrivere il gatto che avete immaginato. È abbastanza difficile che i gatti coincidano, al limite ci sarà una somiglianza vaga, generica. Questo perché il vostro amico avrà messo il Suo gatto sul Vostro tappeto”
Ecco, adesso potreste pensare “che c’entra questo con l’empatia?” È una delle possibili trappole in cui può portare la sensazione di essere entrati molto in Empatia, con una persona. Il rischio di pensare di poter leggere nella mente della persona che si ha davanti solo perché si riesce a “sentire” con lei. Quella della “lettura del pensiero” è una delle distorsioni tipiche dell’atteggiamento umano. A molti di noi è capitato di indovinare cosa stesse pensando una persona vicina a noi o con cui stavamo interagendo: succede ma di solito lo classifichiamo alla voce caso e finita lì. Quando si comincia ad usare in maniera attiva l’empatia si può avere spesso questa sensazione ed andargli troppo dietro non è mai una buona scelta!
Credo che l’empatia sia la qualità più essenziale di una civiltà. Roger Ebert
Empatia: Concludendo
Abbiamo appena fatto pochi passi nel bosco dell’Empatia: e comunque, per pochi che siano, sono quei passi che ci consentiranno di riconoscerla e di cercare di incrementarla, praticandola, nel tempo. Quel che posso dire riguardo all’Empatia come concetto è che è sicuramente uno strumento fondamentale per quella che comunemente chiamiamo “comunicazione efficace”. Ma è anche un percorso che porta a conoscere meglio non solo le persone che abbiamo davanti ma, in realtà, anche se stessi. Conoscersi attraverso la nostra capacità di impegnarsi per imparare una dote che non ci è stata concessa per natura, oppure anche a gestire con maestria quello che il destino ci ha regalato. In ogni caso è un enorme, come al solito, mole di lavoro che dobbiamo fare su di noi per migliorare, per migliorarsi, per cercare di essere comunque un elemento positivo della realtà che ci circonda e della quale facciamo parte